UN MONITO PER CHI HA LA MEMORIA CORTA
Il silenzio che è sceso all’indomani della manifestazione di giugno dell’anno scorso, rotto solo dalle nostre ahime inutili proteste, era sintomatico del fatto che molti di coloro che avevano sfilato per le nostre vie al grido di “dignità ” non erano disposti ad andare fino in fondo: le guerre portano sempre perdite e quando graverebbero sui figli disabili prevale la paura di perdere anche quel poco che si ha.
Soprattutto quando le minacce sono abbastanza esplicite e si vede come certi amministratori sono capaci di colpire in modo selettivo.
E così mentre noi protestavamo, facevamo volantinaggio e ricorrevamo ad ogni mezzo per non far cadere nel dimenticatoio i tagli al sociale (che sui nostri figli hanno gravato in modo particolare) altri hanno preferito barattare la non belligeranza con qualche regalia.
E allora quegli amministratori, capendo che il terreno era molle, hanno provato anche ad affondare il piccone per togliere ai disabili la struttura creata per loro nell’area artigianale.
Il dissenso di facciata non vale quanto il dir chiaro e tondo che stavano facendo una vera e propria porcata in danno dei nostri figli.
Anche di ciò ci siamo fatti carico, così come abbiamo spiegato che non avevamo gli anelli al naso quando hanno cercato di spacciare una commissione per il censimento delle necessità per la panacea di tutti i mali.
Dopo che il prode Sindaco mi ha impedito di entrare nella Casa Comunale perché persona a lui non gradita (dire le cose in faccia, a muso duro se necessario, non ti fa essere amato), dopo che la nostra Associazione è stata esclusa dai tavoli di lavoro distrettuali (perché rivendicava un ruolo non meramente consultivo) abbiamo ritenuto più dignitosa una severa critica esterna in attesa che chi si stava illudendo di poter cambiare le cose rinunciando a battere i pugni quando necessario “sbattese il grugno” sul muro dell’ipocrisia eretto da chi si dice sensibile alle problematiche dei disabili e poi sperpera risorse in cose futili piuttosto che destinarle a loro.
Care famiglie, care Associazioni omologhe, l’avete sentito il duro colpo al volto in occasione della sfumata Commissione Politiche Sociali?
L’avete compresa la mortificante portata morale degli insulti?
Vi serve altro per capire che, specie in questo momento, i signorotti pensano solo alla loro poltrona?
Siete ancora disposti a reggergliela ferma mentre vi si accomodano poggiando le terga sui nostri bisogni?
Dico i “nostri” perché siamo tutti sulla stessa barca e se la si vuole tenere a galla e farla andare nel porto giusto allora bisogna remare tutti nella stessa direzione che non può essere che quella della vera tutela dei nostri figli, che deve essere perseguita anche a costo di doversi sacrificare per aver avuto il coraggio di dire agli amministratori ignoranti e sprovveduti (che fanno anche finta di niente quando si fanno spese folli dopo aver tagliato i loro fondi) che farebbero meglio a “fare fagotto” se non sono capaci di tutelare i nostri figli pensando veramente a come affrontare i risolvere i loro problemi.
Mi fermo qui, quando vi sarete ripresi dalla “botta” ricordatevi da dove è arrivata, ricordatevi cosa si poteva fare e non è stato fatto per i nostri figli, ricordatevi quello che si è fatto e si è cercato di fare contro di loro.
Ricordatevelo al momento giusto, quando dovremo nuovamente scegliere in che mani mettere l’esistenza dei nostri figli.
L’ho ripetuto tante volte: “PER I NOSTRI FIGLI”.
Filippo Bellantone / Presidente APS Parco degli Angeli Onlus