Cordeschi, un’ora sola ti vorrei
Per dirti quel che sei….. No, non fa così la bellissima canzone ma mi è venuta in mente nel sentire sabato scorso la Cordeschi in radio.
Si parlava dei disagi e dissesti che affliggono le fasce di popolazione di competenza dei Servizi Sociali.
Da un lato un perplesso ed indignato Bellucci e dall’altro la Cordeschi che si atteggiava ad Atlante con il peso del mondo sulle spalle.
Sofferente appariva il volto della mitologica assessora che compare in radio solo quando deve sparare ad alzo zero sugli altri per allontanare da se stessa le critiche per una situazione che ha dell’inverosimile.
Chi ha conoscenza del linguaggio del corpo ha sicuramente ha visto la piega delle labbra che tradiva il suo compiacimento quando Bellucci nel commentare la esortava ad arginare la deleteria situazione in cui versano i Servizi Sociali distrettuali.
La diga Cordeschi, eretta nella sua estasi di onnipotenza, non ha esitato ad indicare che “suoi” erano i cittadini, “suo” era il sindaco e “suo” sarà l’ufficio di piano, dimenticandosi che la sua firma è sotto il decreto di fallimento delle politiche sociali di Ladispoli.
Lo sa bene la Cordeschi ed ha mandato chiari avvertimenti a chi ha beneficiato della sua sempre evidente parzialità: chi è con me beneficia di bandi e strutture, chi è con me siede ai tavoli di lavoro mentre chi la osteggia apprende le notizie dai giornali, chi è con me riceve le ore di assistenza per i propri figli.
Ed in chiusura della trasmissione, in modo svincolato dal filo logico che si stava seguendo, ha richiamato un’ultima volta l’attenzione su di se per dire che a Ladispoli ci sono ragazzi che stanno molto meglio dei fratelli Camerini, brutalmente immobilizzati dalla malattia, ma che sono assegnatari dello stesso numero di ore di assistenza.
La Cordeschi, che si sa non è una cima, pur di mandare un avvertimento a chi lei sa che oggi l’attacca, ha fatto un accostamento fra la manifestazione del 2019 per i tagli alle ore di assistenza e la facilità con cui la si attaccherebbe dopo la sua “equa” ridistribuzione.
“È facile oggi attaccare la Cordeschi”, ha detto, non cogliendo nello sforzo di mandare un messaggio il clamoroso autogol: se dopo la ridistribuzione da lei diretta ricorrendo alla famosa Commissione dei miracoli ci sono ragazzi che se ne vanno in giro da soli per Ladispoli ed hanno la stessa assistenza di chi è inchiodato su una sedia a rotelle e non può stare da solo un minuto di chi è la responsabilità?
Atteggiamento tipico di chi è con le spalle al muro e spera di salvarsi con ricatti e minacce rivoltandosi contro coloro con cui ha fatto “pappa e ciccia” fino a che le cose andavano bene per tutti i sodali responsabili del declino che oggi è sotto gli occhi di tutti, in un contesto in cui – per implicita ammissione della Cordeschi – ciascuno si è scaldato al sole infischiandosene (e forse ridendo) di chi batteva i denti.
Ma l’astro Cordeschi è ben oltre lo zenit, direi al tramonto.
Di ben altro spessore deve essere la figura del responsabile dei Servizi Sociali di una città come Ladispoli in un momento in cui, con il passaggio del capofilato distrettuale, devono essere trovati quegli equilibri che solo una grande capacità di dialogo può consentire di realizzare.
Capacità che non si può riconoscere ad un’assessora che individua come interlocutori solo chi è sottomesso ed acquiescente, pronta anche a distruggere opere dichiarate di pubblica utilità pur di affermare la propria egemonia, che si è inventata una sentenza pur di buttare fumo negli occhi alla gente e che è scappata da un confronto in radio.
Filippo Bellantone / Presidente APS Parco degli Angeli Onlus